tramonta il «paninaro» | |
TRIESTE
Ma se il ruolo della tv è ridotto, come si diffondono le espressioni giovanili? «Penso che una parte importante la svolgano i fumetti e gli altri giornalini - risponde Cortelazzo -. E poi oggi i ragazzi si muovono molto: il contatto diretto è sempre il più produttivo. Ma bisogna sottolineare che non sono tanto le varie espressioni a essere uniformemente diffuse, quanto certe tendenze linguistiche di fondo». L'indagine dell'ateneo triestino ha evidenziato alcune costanti: la persistenza di certe espressioni gergali che si mantengono attraverso le generazioni («cotta», «dritto», «essere una frana»); la tendenza all'iperbole («Una ragazza molto magra viene chiamata "anoressica" - dice Cortelazzo -. E poi vanno forte aggettivi come "mitico" e "pazzesco"»); l'uso di suffissi distorcenti in «-azzo» («bonazzo», «fiorazzo») e di giochi di parole e deformazioni («fuori di testa», «fuori di melone»; «seico» per «sei un coglione»; «caraibi» per carabinieri); l'animalizzazione beffarda: «cozza» per ragazza brutta o «essere un tonno», un ragazzo poco sveglio. [m. as.]
«La Stampa», venerdì 27 gennaio 1995, p. 19. |