Università
Parlare facile anche nella burocrazia

PARLARE facile è difficile, però si può tentare. Il professor Michele Cortellazzo, dell'Istituto di Filologia Neolatina dell'Università, si appresta a tenere un nuovo corso di semplificazione del linguaggio amministrativo. Il primo si era svolto, con successo, lo scorso anno. E' destinato ai dipendenti comunali i quali, loro malgrado, sono costretti a muoversi nella griglia complicatissima del linguaggio burocratico. Frasi lunghe, costruzioni complesse, giri di parole e magari al cittadino-elettore, al quale lo scritto è rivolto, finisce per sfuggire il nocciolo della questione.

Questo è un corso che non insegna niente di nuovo: serve per fare pulizia delle complicazioni che si sono sedimentate sul linguaggio normale, per riportare gli allievi alla semplicità smarrita.

Le lezioni si tengono martedì 8 e mercoledì 9 aprile. II primo giorno si esaminerà un avviso delle Ferrovie, esempio classico di testo burocratico inutilmente astruso; verranno poi esaminate le caratteristiche di questo linguaggio, e ci saranno le prime proposte per il miglioramento. II secondo giorno, si passa alla pratica: sarà riscritto in maniera più chiara un avviso per il pubblico, anche a partire da materiale proposto dai corsisti.

Lo stile attuale del linguaggio amministrativo è di natura colta, ricco di espressioni tecniche e di arcaismi, talvolta formale e solenne, con parole di origine greca e latina (perchè non dire fare leggi anziché insistere con il legiferare?). Ancora: dire mancato accoglimento non modifica la sostanza delle cose. Rifiuto è, e rifiuto resta: si fa prima e si capisce meglio. Dire audioleso non restituisce l'udito a un sordo, semmai facilita l'incomprensione del termine e del problema.

Chi si invischia, non ne esce più: meglio parlare facile. Vantaggio per gli utenti, certamente. Ma grande vantaggio anche per chi scrive.

«Mattino di Padova», giovedì 3 aprile 1997