Il Comune di Padova sta rendendo più snella e leggibile la lingua delle carte
Cancellate 'ottemperanza' e 'all'uopo'
così il burocratese diventa più umano
Michele Cortellazzo: «Un lavoro difficile per le tante sedimentazioni»

Parlare facile è difficile. Figurarsi scrivere. E figurarsi se a scrivere è un Ente, una Istituzione, che deve rivolgersi con un minimo di autorevolezza ai cittadini. Se è vero che nove dichiarazioni dei redditi su dieci sono sbagliate, forse non è proprio tutta colpa degli italiani che ci hanno messo del dolo. Magari, tra quei nove, qualcuno si è sforzato ma proprio non ha capito cosa volevano da lui.

E' datata la querelle: essere indicato come audioleso alleggerisce la faticosa condizione del sordo? E dire, o scrivere, mancato accoglimento lenisce forse l'amarezza di un rifiuto?

Un giovane docente universitario, il professor Michele Cortelazzo, di questo tema ha fatto una missione: lui, che ha cattedra all'istituto di Filologia Neolatina dell'Università di Padova è certo che si possa intraprendere con qualche successo la strada della semplicità di linguaggio. Quando ne parla, sembra che immagini la lingua italiana come una sinuosa, leggiadra ragazza resa goffa e sgraziata da abiti inadatti e da un trucco pesante. Tornare alla semplicità è un percorso non facile, lui lo ha avviato in sintonia con il Comune di Padova, trovando nel sindaco Flavio Zanonato un convinto sostenitore.

Quando l'amministrazione parla ai cittadini dovrebbe fare di tutto per essere chiara, semplice, comprensibile: ma per quanto ci provi, finisce sempre per ricadere nella palude del burocratese. Trappole di astrazioni, sgambetti di congiuntivi, frasi tanto lunghe e articolate da diventare percorsi di guerra. Se un qualsiasi giovane fresco di studi vince un concorso e va a lavorare in Comune, nel giro di pochi mesi smette di scrivere come ha imparato e comincia a fare g).ri di parole nei quali è difficile trovare un capo e una coda. E' una deformazione professionale. Pur non appartenendo al suo bagaglio culturale, in poco tempo gli verrà spontaneo abbondare di signoria vostra, all'uopo, autorità competenti, e entro e non oltre.

E' nata così l'idea dei corsi per impiegati e funzionari comunali addetti alla stesura di documenti per il pubblico: in questi giorni è in corso il quarto ciclo, a ottobre si svolgerà il quinto, che sarà anche l'ultimo. Per allora avranno partecipato ai seminari 150 dipendenti comunali padovani, e quel che ne dovrebbe venire fuori è un linguaggio più fluido e più aderente al parlato. Con meno fatica per gli utenti nella comprensione, e meno errori.

Nei testi attuali, secondo il professor Cortellazzo, vi sono alcuni difetti di base che potrebbero essere facilmente eliminati. Via le virgolette, ad esempio: andrebbero usate soltanto per contenere le citazioni, invece tempestano gli scritti, rallentando la lettura e lasciando intendere chissà quali significati nascosti per ogni termine.

Frasi più brevi, poi: perché più lunghe sono, e più si ci intriga. Meno congiuntivi, e anche meno gerundi così alla fine della lettura di un bando di concorso non si ha più l'impressione di aver saltato per ore su un tappeto elastico.

Parlare e scrivere più facile significa dire cancellare invece di depennare; lode anziché encomio; come prevede piuttosto che in ottemperanza a. «E' fatto obbligo dì procedere a oblazione»: praticamente, «bisogna pagare». Meglio dirlo subito, è anche più corretto: altrimenti, oltre che pagare, il cittadino deve anche pensare e scervellarsi.

Come personale esercizio, il professor Cortellazzo ha provato a riscrivere un avviso del Compartimento di Venezia delle Ferrovie dello Stato. Il concetto che l'estensore dell'avviso voleva esprimere era molto semplice: dal l° marzo 1995, i viaggiatori che partono da una stazione priva di biglietteria e non hanno il biglietto devono avvisare il controllore prima di salire in treno o usare (se c'è) la biglietteria automatica. Bene, nella stesura originaria, il testo comincia così: «La clientela in partenza da stazione impresenziata o disabilitata, per non essere assoggettata al pagamento delle soprattasse previste dagli articoli (...)».

A quanto risulta, Padova è stata la prima città in Italia a dotarsi di un corso di Parlar Chiaro per dipendenti comunali, ed è anche l'unica a svolgerlo con tali credenziali. Più recente rispetto all'iniziativa del professor Cortellazzo è il «Manuale di stile», voluto dal Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri. Gli allievi, assicura il docente, seguono con molto interesse il corso. Tornare, sia pure per poche ore, a scuola non li fa sentire sminuiti, anzi.

Tra le proposte di riscrittura accolte e già rese operative dal Comune di Padova c'è un bando di concorso per lavori socialmente utili. Era stato pubblicato una prima volta il 3 febbraio, poi è stato riscritto ed è uscito in nuova veste il 21 luglio.

Il docente lo cita a esempio, come testo finalmente comprensibile oltre che di più agile e veloce lettura. Però avverte: «Scrivere chiaro è una faticaccia. Prendere un vecchio bando e risistemarlo può comportare un'intera giornata di lavoro, anche perché si tratta di un procedimento molto delicato. Bisogna rendere tutto più fluido senza alterare alcun concetto. La stratificazione di un linguaggio come quello burocratico è difficile da rimuovere, ci vogliono pazienza e soprattutto tempo. Ma una squadra di impiegati e funzionari linguisticamente attrezzati e professionalmente motivati è il primo passo per arrivare a un buon risultato. A Padova credo che questo passo sia stato fatto».

L'italiano, una lingua in movimento: e non è un caso allora che a togliere la zavorra del burocratese sia lo stesso studioso che aggiorna periodicamente il vocabolario dei termini entrati nell'uso comune.  

Anna Sandri

«Mattino di Padova», venerdì 12 settembre 1997, pp. 14-15