SBUROCRAZIA
ISTRUZIONI ELETTORALI

di Michele A. Cortelazzo*

Nelle discussioni sulla chiarificazione del linguaggio burocratico e sulla funzionalità dei modelli testuali amministrativi si parla troppo poco di testi importanti e delicati, quali sono i verbali che il Ministero dell’Interno predispone per le elezioni e le corrispondenti “Istruzioni per le operazioni degli uffici elettorali di sezione”. Sull’argomento ho una discreta esperienza.

Sull’argomento ho una discreta esperienza. Da venticinque anni svolgo, ad ogni consultazione elettorale, la funzione di presidente di seggio.

Per le elezioni del 2004, il Presidente della Corte d’Appello di Venezia ha sottoposto ad esame il mio operato, al pari di quello di molti altri presidenti, per presunte irregolarità formali nella stesura del verbale. Il procedimento si è concluso con la decisione di non dar corso alla cancellazione dall’albo delle persone idonee a ricoprire la funzione di presidente di seggio, e infatti da sabato sarò di nuovo al lavoro.

Però, proprio quest’ultima vicenda ha ridato evidenza a un problema di fondo, la cui soluzione mi pare ineludibile. Mi riferisco alla farraginosità, ripetitività, scarsa perspicuità dei modelli di verbale che i segretari di seggio devono compilare. E per di più in due copie, entrambe scritte a mano. In queste condizioni, c’è più da meravigliarsi che molti verbali siano formalmente corretti, che non del contrario (e magari a queste, piccole o grandi, irregolarità puramente formali fanno riferimento quei politici dalla vista piuttosto sfocata che insistono, anno dopo anno, a dipingere i presidenti di seggio come incalliti perpetratori di brogli).

In un quarto di secolo di attività non ho visto sostanziali modifiche, né nella forma grafica, né nella struttura, dei verbali, che quindi provengono dritti dritti, per modalità di stesura e articolazione, dal secolo scorso. La sensibilità comunicativa del Ministero dell’Interno a me pare molto, molto sotto lo zero.

Un ripensamento della forma dei verbali di seggio, e delle relative istruzioni, è un’operazione indispensabile da due punti di vista: da una parte per venire incontro a quei cittadini che, senza una formazione specifica, accettano di svolgere un compito così gravoso e delicato, e al tempo stesso così essenziale in una democrazia, come è quello di segretario e presidente di seggio; dall’altra per ridurre i rischi di errori, in cui inevitabilmente, direi, un presidente prima o poi può incorrere, in una situazione di lavoro di per sé non favorevole, considerati il carico di ore in cui viene impegnato, l’attenzione prestata a fattori sostanziali, quali il corretto riconoscimento della volontà degli elettori, l’opportunità di concludere i lavori nei tempi più rapidi possibili.

I modelli di verbale dovrebbero tener conto delle conoscenze mediamente attribuibili ai componenti dei seggi, e non quelle attribuibili a funzionari ministeriali, sicuramente valenti, ma che si occupano di procedure elettorali a tempo pieno e da gran tempo.

Lo stesso discorso vale a proposito delle istruzioni per i componenti del seggio. Un commentatore, a proposito di errori negli spogli e dei conseguenti ricorsi, ha lamentato che spesso presidenti e scrutatori mostrano di non aver studiato le istruzioni ministeriali, “notoriamente abbastanza dettagliate”. Ma il punto è proprio questo: sono istruzioni troppo dettagliate, che in gran parte riprendono parola per parola parti delle leggi riportate in appendice, ma che sono prive di qualsiasi strumento che agevoli il reperimento delle informazioni quando servono. Sono uno strumento del tutto inefficace per aiutare a risolvere problemi che si pongono in situazioni di stress e dovrebbero essere risolti con rapidità e senza il minimo errore.

I partiti impegnano, nella comunicazione politica in vista delle elezioni, risorse gigantesche. Al Ministero dell’Interno basterebbe investire una somma ben più ridotta per migliorare la fattura dei suoi strumenti testuali: per il bene dei cittadini impegnati nei seggi, ma anche a tutela dei cittadini elettori. Cioè, in una parola, per il buon funzionamento della democrazia.

* Professore ordinario di Linguistica italiana, socio dell'Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale

«Il Gazzettino», Edizione di Padova, venerdì 7 aprile 2006, pp. I e XIX