Lessico specifico, continuità col predecessore
Un garante dell'identità e della memoria storica


di Michele A. Cortelazzo e Arjuna Tuzzi

Palazzo di Montecitorio, ore 17 e 10: Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “pronuncia”, come dicono i resoconti parlamentari, il suo messaggio alle Camere. È il decimo discorso di insediamento di un presidente, l’undicesimo se teniamo conto di quello del capo provvisorio dello stato Enrico De Nicola, condotto, però, in una fase istituzionale diversa da quella degli altri uno dei più lunghi della storia della Repubblica, secondo solo a quello di Cossiga (quello di Ciampi è stato circa la metà del suo).

Confrontando il discorso di ieri con quelli dei predecessori, si scopre che Napolitano mantiene inalterato il grappolo di parole che sono patrimonio di tutti i Presidenti, da Einaudi in poi: parole come giustizia, libertà, vita, Italia (cui tutti si sono riferiti anche con le parole patria e paese), Europa, mondo, e tutto il lessico che si riferisce alle istituzioni (Repubblica, Parlamento, magistratura, Stato, ed anche Costituzione) e agli Italiani (cittadini e popolo). Delle parole comuni a tutti quanti l’hanno preceduto rinuncia solo alla parola compito (ma nel suo discorso ci sono le parole dovere e senso della missione).

Ma a parte questo, il lessico usato da Napolitano risulta particolarmente specifico. È vicino solamente a Cossiga, soprattutto nell’attenzione ai temi istituzionali e internazionali, e a Ciampi nello sguardo lanciato all’Europa, all’identità nazionale e al ruolo del Presidente di garante dell’unità.

Particolarmente interessante è la continuità fra Napolitano e Ciampi: sono ben 40 le parole usate solo dai due (per fare un confronto, Ciampi aveva ‘ereditato’ da Scalfaro solo 21 parole esclusive).

Citiamo il nucleo più coerente di queste parole comuni: coesione, convergenza, integrazione, pacificazione. È evidente che Napolitano marca il tono di concordia, l’intento rassicuratore che è stato tipico di Ciampi in tutto il suo settennato. E inoltre li accomuna l’attenzione all’identità del nostro popolo, anche questa parola esclusiva dei due, che in Napolitano si coniuga in espressioni come memoria e identità condivisa, ma che si evidenzia anche nell’uso dell’aggettivo patriottico (usato al momento dell’insediamento solo da lui).

Simile a Ciampi è anche l’attenzione ai processi, che possiamo riconoscere sia in parole comuni ai due ultimi Presidenti, e solo a loro (come competitività, disegno, procedure), sia in parole che Napolitano usa con una densità specifica (sistema, cambiamento, alternanza, processo, progetto).

Da tutto questo emerge un Presidente molto istituzionale (che parla più di altri di libertà e pluralismo, di Governo e Parlamento, di assemblee elettive, di democrazia dell’alternanza, ma anche di Stato e Chiesa), attento ai propri compiti di garante dell’unità della nazione, della sua identità e della sua memoria storica (infatti indirizza l’attenzione sul senso della missione nazionale comune), attento alle diverse categorie sociali e di genere (è il primo che nel discorso di insediamento parla specificamente di uomini e donne) e impegnato a portare serenità e equilibrio tra gli opposti schieramenti.

Corso di laurea in Scienze della comunicazione
all’Università di Padova


«Il Gazzettino», martedì 16 maggio 2006, p. 4