I modelli? Cossiga e Ciampi» | |
«Anche sotto il profilo linguistico, l'obiettivo del presidente è sembrato uno: esprimere coesione e sintesi. E il concetto è stato recepito». Michele Cortelazzo, linguista dell'ateneo di Padova, ha coordinato, con Arjuna Tuzzi, la ricerca «Messaggi dal Colle»: un'analisi dei discorsi di fine anno di tutti i capi dello Stato, dal 1949 a oggi. Parole, tempi, gesti, scenografie. Pronunciato in una cornice ciampiana, il primo messaggio di Napolitano è iniziato con una discontinuità: quell'incipit retrò («A voi che mi ascoltate, e a tutti gli italiani...»), lontano dal «care italiane e cari italiani» del predecessore. «Quasi volesse dribblare Fiorello, che l'ha ormai "bruciato"», commenta Cortelazzo. Ma la memoria va all'attacco quasi identico del primo messaggio di Cossiga, nel 1985: «Un salto indietro di vent'anni, che crea una sintesi tra i "modelli" più presenti nel discorso di Napolitano: Ciampi e, appunto, Cossiga». Il capo dello Stato ha esordito con un messaggio di durata media (18 minuti), ma denso: 2.218 parole. Il segreto? Un eloquio «privo di pause, ma più difficile da seguire».
Ecco quindi le sottolineature con i gesti, gli aneddoti «dalla concretezza autobiografica - l'ingresso in politica, la lettera del condannato a morte della Resistenza, il racconto delle donne napoletane, il riferimento ai bambini». Tutti modi per aggirare «la sobrietà di uno stile controllato». E acquistano peso le parole: che siano quelle negative, dal tratto «pertiniano» (disgregazione, degrado), o quelle «ciampiane» (sintonia, coesione): «Il nucleo - spiega Tuzzi - è l'accento sulla concordia, come nel ripetuto "tutti gli italiani"». Un messaggio, conclude Cortelazzo, «che da Ciampi riprende il tema della coesione, da Cossiga l'attenzione ai temi istituzionali. Più facile per gli addetti ai lavori, ma che ha saputo essere vicino a tutti grazie a quel richiamo agli affetti, da nonno, primo nel suo genere».
Gabriela Jacomella «Corriere della Sera», martedì 2 gennaio 2007, p. 2 |